Cosa rimane? Cosa rimane dopo questi due anni vissuti di corsa? Due anni in cui come un forsennato ho raccolto tutto ciò che ho trovato. Senza rendermi conto che così perdevo ciò che già avevo. Senza dar peso a ciò che lasciavo. Senza seminare, mai.
Ho raccolto tutto, emozioni intense, passioni sfrenate, dolori profondi. Ho vinto battaglie e perso guerre. Rimediato ferite. Goduto, gioito, sofferto.
Ho amato come non mai, sofferto la privazione, sono caduto, caduto sei volte e rialzato sette, e le gambe ancora mi fanno male.
Ho corso, fino a perdere il fiato, senza guardarmi intorno, senza una vera meta. Solo corso
Ho cercato, trovato, perduto.
Ho lasciato la nave alla deriva a volte. Ho impugnato saldo il timone, guidandola dove volevo altre, ma verso mete sperdute, inesplorate, cambiando ogni volta rotta, come un folle.
Ho lasciato che tutto ciò mi si cumulasse sull’anima, un cumulo di pensieri, sentimenti, emozioni. È anche la coscienza diventa più spessa a forza di caricargli pesi.
Due anni vissuti intensamente, senza mai guardare il futuro, sempre troppo lontano, solo il presente, un presente dilatato a dismisura.
Senza mai guardarmi in faccia, se non di sfuggita. Ma esplorando i miei desideri più reconditi, le mie passioni più segreta, cercando il volto nascosto della mia anima, quel volto oscuro che ho sempre nascosto anche a me stesso.
E scoprendolo in parte, restandone sconcertato…
…ma
ma non posso cambiare, e non cambierò.
Quando si scolpisce un anima nel marmo, dopo anni e anni di scalpellate, non la si cambia più. Si possono aggiungere dettagli, smussare spigoli, ammorbidire alcune forme, ma la figura non la si può più cambiare. E forse quella figura già giaceva nel marmo prima della prima scalpellate, e voleva solo venir fuori.
E alla fine cosa rimane?
Rimane ciò che sono, rimango IO