sabato 13 febbraio 2010

die Nacht des ewigen Feuers









 




22:08


Suonano le campane


Tutte quante


Suonano ancora


Ancora…


Nevica appena


Aria gelida sul volto


Eppure


Stanotte l’aria brucia


Ancora…


Come quella notte


In cui il cielo divenne fuoco


E piovve morte


Lapilli senza pietà


Fosforo e benzina


E il canto lugubre della sirena


Riecheggia ancora


Fra le pietre nere


Ancora…


E l’alba si risvegliò di cenere


Senza più un cielo


 









Alle 22:08 del 13 febbraio 1945 le sirene antiaeree suonarono nella notte di Dresda, la Firenze dell’Elba, la romantica città del barocco sassone. Era l’inizio della fine. Dresda non aveva difese. Dresda non aveva obiettivi militari. La prima ondata la ferì con le bombe dirompenti. La seconda ondata arrivò all’1:24, quando la gente cominciava a uscire dai rifugi e i soccorsi ad arrivare sul luogo del bombardamento. La seconda fu definitiva. Le bombe incendiarie generarono la tempesta di fuoco, venti infuocati fino a 300 km all’ora trascinarono qualsiasi cosa, persone, animali, oggetti, verso il cuore di una gigantesca fornace, senza possibilità di scampo per nessuno. Anche chi era rimasto al sicuro nei rifugi non ebbe scampo. La città bruciò per cinque giorni.


Quando gli incendi si spensero anche la Frauenkirch simbolo della città, sopravvissuta al bombardamento, crollo sotto il suo stesso peso. Fu il colpo di grazia per l’animo dei sopravvissuti.


Nessuno sarà mai condannato per questo crimine, ma che almeno la storia ricordi le sue vittime innocenti…


 


4 commenti:

  1. "Come QUALE notte" o "Come quella notte"?

    Cioè, è un refuso o non lo capisco io quel verso?

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  2. era un refuso, corretto, grazie...

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  3. Un po' di silenzio non guasta mai... Spero solo che il tuo sia dovuto a grandiose cose che ti stanno accadendo nella vita "reale"!

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  4. Un anno fa pioveva. Il ponte era bagnato. Il cielo grigio silenzio. Il mondo era fermo, scorreva solo la pioggia sull'ombrello. Frauenkirche. Un popolo mesto e bagnato entrava ed usciva. Accendeva candele fuori. Dentro. Gli archi parlavano di note, di ricordi lontani. Il giorno della memoria. Un passato pesante, un passato di morte, di guerra. Parole scritte su un quaderno. Io, un'estranea. Mi sono unita a quel corteo. Per non dimenticare un Altra Storia. Per ricordare che di quella città io ero un passegero nel presente. Ho calpestato freddo e pioggia. Ho appuntato una rosa bianca. Per essere meno estranea, per essere due mani in più che ricordavano un 13 Febbraio di morte e distruzione. Per testimoniare, anche, la sua rinascita.
    13 Febbraio 2012

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